Per analizzare come è nato il sistema internazionale attuale e il ruolo della Russia in esso bisogna partire dal fatto che dall’epoca moderna l’Europa ha assunto il ruolo di catalizzatore per il mantenimento della pace. Le Guerre mondiali e la successiva crisi economica hanno portato all’ascesa di Stati Uniti e Unione Sovietica bilanciate da uno stato di tensione: la Guerra Fredda. Affrontiamo quindi i processi che hanno portato all’ordine mondiale attuale cominciando dalle dinamiche che caratterizzarono gli anni della Guerra Fredda.
LE ORIGINI DELLA GUERRA FREDDA
I realisti ritengono che la Guerra Fredda sia stata causata dalla politica estera aggressiva di Stalin in Europa centro-orientale alla fine della Seconda guerra mondiale, mentre i massimalisti sostengono, invece, che furono gli Stati Uniti a dare avvio allo scontro nel tentativo di creare un mondo sicuro per il proprio modello di democrazia e per il capitalismo. Una terza prospettiva riconosce che la Guerra Fredda fu un evento tanto tragico quanto evitabile. Entrambe le parti prevedevano gli scenari peggiori e interpretavano le azioni della controparte come aggressive e minacciose invece che prudenti e difensive. In altre parole, l’inizio della Guerra Fredda fu dovuto a un problema di sicurezza: ogni tentativo, da ambo le parti, di aumentare la propria sicurezza finì con il diminuirla drasticamente, a causa della reazione che provocava nell’altra. La logica del bipolarismo, ovvero di un sistema internazionale basato sulla competizione tra due superpotenze, incentivò ciascun Paese a provare ad aumentare il numero dei propri alleati, in modo da isolare la controparte e contenerne le capacità offensive. Il dibattito sulle origini della Guerra Fredda mette in luce il modo in cui diversi fattori influenzano il comportamento statale e il conflitto tra Stati e mostra come diversi livelli di analisi aiutino a darne una spiegazione.
Fig. 1 – Stalin insieme a Roosevelt e Churchill durante la conferenza di Yalta del 1945. Molti studiosi considerano tale evento come l’inizio della Guerra Fredda
LA GUERRA FREDDA COME ORDINE INTERNAZIONALE
Il periodo della Guerra Fredda fu caratterizzato da un alto livello di tensione e dal costante rischio di conflitto tra le due superpotenze. Fu un periodo in cui vigeva un ordine che possedeva tre caratteristiche principali. La prima era l’esistenza di solide alleanze. Ogni superpotenza intratteneva un certo numero di relazioni di lungo periodo con altre potenze di medio livello, con due schieramenti contrapposti, la NATO e il Patto di Varsavia. Secondo elemento era l’equilibrio del terrore, basato sul principio della Mutua Distruzione Assicurata (MAD), ovvero una situazione in cui ciascuna potenza era dotata di un arsenale nucleare tale da poter distruggere territorio e popolazione avversari, anche dopo aver subito un solo attacco, e sulla politica del rischio calcolato, ovvero spingersi sull’orlo della guerra, dimostrando all’avversario di essere pronti al conflitto pur scongiurandone lo scoppio. Furono Gorbachev e Reagan a giocare un ruolo chiave nel contenimento di queste dinamiche e a prendere in mano la causa del disarmo nucleare, facilitando la fine del conflitto in maniera pacifica. Questa linea le basi per la creazione di un ordine mondiale con caratteristiche del tutto nuove.
Fig. 2 – Mikhail Gorbachev, grande protagonista della fine della Guerra Fredda
LA CRISI DEL VECCHIO ORDINE MONDIALE
Alcuni analisti hanno sostenuto che dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica si è affermato a livello internazionale un sistema unipolare, ovvero un sistema che prevede l’esistenza di un’unica straordinaria potenza, mentre tutti gli altri Paesi sono classificati come detentori di minori capacità e influenza politica. In termini di analisi l’espressione unipolarismo non aiuta, però, a capire l’ordine mondiale attuale, anche perché la crisi dell’ordine mondiale alla quale si è assistito in questi anni ha messo il mondo di fronte a un sistema sempre più multipolare e frammentato, con il ritorno dei nazionalismi. Occorre, infatti, parlare della Cina e soprattutto della Russia. La Russia è la maggiore potenza militare dopo gli Stati Uniti, ma è rimasta sostanzialmente ferma a livello economico, a differenza della Cina, che è la potenza che attualmente si confronta di più con gli Stati Uniti e sembra essere destinata nel giro di pochi anni a diventare la prima economia del mondo. Si tratta, quindi, di due storie molto diverse: quella russa caratterizzata dalla disgregazione dell’Impero sovietico e quella cinese dal raggiungimento di uno status di nuova potenza mondiale.
Fig. 3 – Vladimir Putin e Xi Jinping durante il vertice BRICS in Brasile del 2019
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L’AMBIZIONE MULTIPOLARE RUSSA IN MEDIO ORIENTE
La disgregazione sovietica ha reso i nuovi Stati indipendenti nati da essa impreparati a reggere la competizione con il mondo occidentale. La Russia ha potuto contare da sempre sulla ricchezza di materie prime, ma le sue caratteristiche interne l’hanno resa un Paese sempre più aggressivo e afflitto da corruzione, criminalità e potere nelle mani degli oligarchi. All’interno di questa crisi cruciale è emersa la figura di Vladimir Putin, rappresentante di un realismo politico che guarda all’Unione Sovietica con nostalgia, ma senza auspicarne il ritorno. Questo approccio ha portato la Russia a un maggior dinamismo economico e anche alla ripresa di una certa politica di potenza. Il nazionalismo di Putin e la sua forte ispirazione religiosa hanno consentito poi di allargare la sfera di influenza russa verso il Medio Oriente. La Russia è oggi infatti un interlocutore importante dei Paesi arabi che si contrappongono al fondamentalismo sunnita e ha un ruolo strategico in situazioni di crisi come quelle in Siria, Yemen e Libia.
Mosca potrebbe poi approfittarsi della recente vittoria dei democratici di Biden negli Stati Uniti per riavvicinarsi alla Cina e migliorare i rapporti con Europa. Il nuovo leader democratico, infatti, aprirà un canale di dialogo con gli altri attori geopolitici e abbandonerà le politiche di chiusura che hanno caratterizzato la Presidenza Trump. L’obiettivo a lungo termine della Russia è piuttosto chiaro nella strategia, ma molto difficile da attuare a causa di alcune contraddizioni: essere membro a tutti gli effetti della comunità internazionale, voler essere alla pari delle altre potenze e far valere le proprie regole per farne parte. L’affermazione di questi tre aspetti è l’origine di tutte le tensioni con l’Occidente dall’arrivo di Putin a oggi. Due sono in particolare le maggiori ragioni di scontro con gli USA e l’Unione Europea: la prima è il contrasto tra il modo in cui la Russia percepisce il sistema internazionale del dopo Guerra Fredda e come invece vorrebbe che fosse e la seconda è la lotta al terrorismo. Quello che la Russia vede è un sistema crescentemente dominato dagli Stati Uniti e che sottovaluta ingiustificatamente il peso della Russia nel mondo. Quello cui invece aspira è un equilibrio multipolare, in cui l’unica condizione per l’ordine globale è una spartizione di sfere di influenza tacitamente concordate tra le grandi potenze, Russia inclusa. Concretamente, la Russia ritiene che le Repubbliche post-sovietiche (soprattutto l’Ucraina) siano degli Stati con cui i Paesi occidentali non possono relazionarsi senza considerare anche gli interessi e i legami storico-politici ed economici russi con essi. La lotta contro il terrorismo è un altro elemento di continuità nella politica estera russa e il principale punto di scontro oggi con gli Stati Uniti e l’Europa. Nella sua battaglia condivisa dalla comunità internazionale, la Russia sa di poter strumentalizzare il tema per intervenire in difesa dei propri interessi. Sebbene il terrorismo sia una minaccia reale per il Paese, è indubbio che la Russia voglia compensare così le carenze diplomatiche occidentali in Medio Oriente.
Fig. 4 – Colloquio virtuale tra Putin e il Presidente siriano Bashar al-Assad, novembre 2020
PASSATO E FUTURO
Possiamo concludere che la Russia (e anche la Cina) è tornata a essere protagonista dello scenario mondiale da quando l’Occidente è tornato a rincorrere il sogno di un mondo unipolare. L’affermazione di uno scenario multipolare non potrebbe, tuttavia, ristabilire l’ordine che c’era dopo la Seconda guerra mondiale, perchè oggi i rapporti di forza sono diversi.
Di Maria Pia Locantore. Pubblicato su Il Caffe Geopolitico
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