Il Senato americano lunedì scorso non è riuscito ad ottenere i 67 voti necessari a cancellare il veto del presidente Donald Trump contro la prima delle tre risoluzioni approvate dal Congresso per bloccare la vendita di armi all’Arabia Saudita. La fabbrica di bombe RWM Italia, invece, ha annunciato la sospensione delle forniture ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. L’azienda ha riferito della sospensione per 18 mesi delle esportazioni nel rispetto della “volontà politica del parlamento e del governo“.
Germania, Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi e Regno Unito avevano già annunciato la sospensione delle forniture militari utilizzabili nel conflitto in Yemen verso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Così il Coordinamento della società civile italiana, che dal 2015 chiedeva lo stop alle forniture di bombe impiegate contro la popolazione dello Yemen: «Esprimiamo soddisfazione per una decisione che avrebbe dovuto essere presa e che avevamo sollecitato da tempo. Il comunicato della RWM Italia fa correttamente riferimento agli indirizzi espressi dal parlamento con la risoluzione presentata dalla maggioranza il 26 giugno e approvata lo stesso giorno e dal Consiglio dei ministri il 12 luglio. Quest’ultima decisione, tuttavia, è stata solo riferita sui social dal viceministro del Consiglio di Maio e continuiamo a sollecitare l’invio di un atto ufficiale».
L’annuncio arriva dopo l’approvazione della mozione presentata dai partiti M5S e Lega passata il 26 giugno alla Camera. La mozione è stata votata a maggioranza e col voto favorevole dei partiti al governo, l’astensione di tutti gli altri partiti e nessun voto contrario. Ha un valore politico rilevante perché con questo atto la Camera ha chiesto al governo di impegnarsi a fermare le «esportazioni di bombe d’aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen». Il testo inoltre impegna il governo italiano ad:
- adottare iniziative per sospendere immediatamente ogni esportazione di materiali d’armamento e articoli correlati prodotti in Italia e destinati all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti che potrebbero venire utilizzati dai due Paesi nel conflitto in Yemen;
- a farsi promotore a livello di Consiglio dell’Unione europea di una forte iniziativa politica che porti all’embargo di materiale militare di tutta l’Unione europea verso i Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen, come ripetutamente richiesto dal Parlamento europeo
- ad assumere iniziative per non autorizzare il transito e l’utilizzo di porti e aeroporti in Italia da parte di cargo aerei e navali che trasportino materiali d’armamento destinati all’Arabia Saudita e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto armato in Yemen, in considerazione delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati nello Yemen, come prevedono tutte le normative nazionali ed internazionali in vigore.
- a proseguire, in tutte le sedi competenti, l’azione volta ad ottenere l’immediato cessate il fuoco e l’interruzione di ogni iniziativa militare in Yemen, continuando a sostenere, in particolare, l’iniziativa dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen Martin Griffiths affinché si giunga quanto prima al ritiro delle truppe in campo
Il governo italiano si impegna quindi ad appoggiare il lavoro delle Nazioni Unite, ma anche a sostenere le iniziative per l’adozione di un embargo sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi da parte dell’Unione Europea. La mozione menziona le esportazioni di “bombe d’aereo e missili” che poterbbero essere impiegate in Yemen e contiene di conseguenza un riferimento alle bombe prodotte in Sardegna dall’azienda tedesca Rwm Italia. “Nel mese di maggio 2019 – si legge nel testo – e anche in questi giorni, a Genova e poi a Cagliari, è approdata una nave della compagnia Bahri, la più grande flotta della monarchia saudita composta da sei navi-cargo per un carico di armamenti. A Genova, grazie alle proteste e alla mobilitazione delle associazioni e dei camalli, il carico incriminato è rimasto a terra, mentre a Cagliari, sono stati caricati 44 container”.
L’annuncio di RWM Italia è una notizia importante per l’Italia e i civili yemeniti, ma purtroppo non risolve del tutto il problema delle esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita. Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri continuano a vendere forniture belliche ai sauditi. Come ricorda Giorgio Beretta su Osservatorio Diritti: “L’anno scorso per la prima volta dal 1990, il governo Conte ha infatti autorizzato all’azienda bresciana Beretta l’esportazione alla monarchia saudita di un consistente quantitativo di “armi leggere”. Si tratta di un ampio arsenale di armi che comprende fucili d’assalto ARX-160, pistole semiautomatiche APX, carabine a lunga gettata, fucili per cecchini per un valore complessivo di quasi 3 milioni di euro. Sono armi che, oltre che nel conflitto in Yemen, possono essere utilizzate a scopi di repressione interna e la cui esportazione andrebbe interrotta immediatamente».
Redazione
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