Sono ore di altissima tensione in Siria. Dopo l’attacco effettuato sabato 7 aprile dall’esercito siriano contro la roccaforte ribelle di Douma, alle prime ore di oggi, lunedì 9 aprile, una scarica di missili è piovuta dall’alto centrando la base aerea militare T-4, nella provincia di Homs. Ecco spiegata in punti l’escalation:
- Alle prime ore di oggi, lunedì 9 aprile, una scarica di missili ha colpito la base aerea militare siriana di Tiyas nella provincia di Homs. Si tratta della base T-4, situata 40 km a ovest rispetto a Palmira, ex roccaforte dello Stato Islamico. Secondo il ministero della Difesa russo i raid sono stati effettuati dall’aviazione israeliana. Due caccia israeliani F-15, mentre sorvolavano lo spazio aereo libanese, avrebbero sganciato otto missili guidati sulla base. Di questi cinque sarebbero stati abbattuti dalla contraerea siriana prima di colpire l’aeroporto, altri tre sarebbero invece finiti nell’ala ovest della base distruggendo un hangar dove erano custoditi droni militari iraniani. Le vittime sarebbero state almeno 14, tra cui anche membri della Guardia Rivoluzionaria iraniana. Tra i morti non ci sarebbero invece militari russi.
- Israele non ha risposte alle accuse. Negli ultimi anni l’aviazione israeliana ha più volte preso di mira postazioni iraniane in territorio siriano e convogli di armi destinati alle milizie libanesi di Hezbollah. A inizio febbraio di quest’anno, in risposta all’incursione di un drone iraniano sul Golan, caccia israeliani hanno colpito un deposito di munizioni situato proprio all’interno della base T-4 che ospita reparti delle forze speciali iraniane Quds.
- Stati Uniti e Francia hanno negato di essere dietro l’attacco alla base di Tiyas. Il Pentagono, in particolare, è stato tra i primi sospettati poiché pochi giorni prima di questa offensiva aveva minacciato una forte reazione contro Damasco a seguito del presunto attacco chimico effettuato dalle forze siriane nella roccaforte di Douma lo scorso 7 aprile. Dal suo profilo Twitter il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva promesso «un grande prezzo da pagare» agli autori della strage di Douma, accusando Russia e Iran di essere corresponsabili di quanto avvenuto. Diversi analisti inizialmente non avevano escluso anche un possibile coinvolgimento della Francia nell’attacco alla base siriana T-4. Negli ultimi mesi il presidente francese Emmanuel Macron aveva infatti più volte dichiarato che non avrebbe escluso azioni unilaterali, compreso un attacco militare, qualora fossero state utilizzate nuovamente armi chimiche in Siria.
- L’attacco alla base aerea siriana T-4, come detto, si registra a due giorni di distanza dall’attacco effettuato dalle forze siriane su Douma, roccaforte ribelle situata alle porte di Damasco dove sono state uccise più di 70 persone. Secondo diverse fonti, comprese organizzazioni umanitarie che operano sul posto, nell’offensiva l’esercito di Assad avrebbe usato sostanze chimiche, in particolare bombe al cloro. Sia Damasco che Mosca hanno respinto l’accusa definendola priva di ogni fondamento. La Russia ha puntato il dito contro l’organizzazione che per prima ha denunciato l’attacco chimico, i White Helmets, definendola un gruppo controverso accusato più volte di avere legami con formazioni terroristiche che operano in Siria.
- Domenica 8 aprile Trump e il presidente francese Emmanuel Macron hanno discusso al telefono della possibilità di avviare una «risposta forte e congiunta» contro gli autori del massacro di Douma. Washington e Parigi hanno dichiarato che alla prossima riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocato per fare il punto sui fatti di Douma, faranno muro contro Mosca.
- C’è un precedente che lascia credere che quanto accaduto negli ultimi giorni tra Douma e la base aerea di Tiyas è solo il preludio a nuove offensive aree in territorio siriano. Questo precedente risale esattamente a un anno fa, quando gli USA colpirono con una pioggia di missili la base area siriana di Shayrat da dove, secondo il Pentagono, nei giorni precedenti era partito un attacco con armi chimiche sferrato da Damasco contro la località di Khan Shaykhun, in mano ai ribelli, in cui morirono più di 80 persone.
- Sempre a Douma in queste ore, stando a quanto dichiarato dall’agenzia siriana Sana, un primo gruppo di prigionieri è stato liberato dai ribelli di Jaish al-Islam dal carcere situato nel centro della città. In cambio di questo rilascio, migliaia di combattenti anti-Assad lasceranno l’area per essere trasferiti nel nord della Siria nel governatorato di Idlib sotto la protezione dell’esercito turco.
Rocco Bellantone
Caporedattore di Babilon, giornalista professionista, classe 1983. Collabora con le riviste Nigrizia e La Nuova Ecologia di Legambiente. Si occupa di Africa, immigrazione e ambiente.
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