Trentadue anni dopo l’ultima visita di un Primo Ministro spagnolo, Pedro Sánchez andrà a Cuba il 22 e 23 novembre, un viaggio che potrebbe determinare un nuovo capitolo nei rapporti bilaterali tra i due Paesi. Una riapertura non solo economica da parte di Madrid?
1. LE MOTIVAZIONI DELLA VISITA DI PEDRO SÁNCHEZ A CUBA
Diversi sono stati i capi di Stato e di Governo a visitare Cuba negli ultimi anni, da Hollande a Renzi, fino allo storico viaggio di Obama, a marzo 2016. È però da trentadue anni che un Primo Ministro spagnolo non compie una visita sull’isola per un incontro bilaterale, cioè da quando nel 1986 vi si recò il leader socialista Felipe González. Sebbene ci sia stato un incontro durante il mandato di José Maria Aznar nel 1999, esso si inserì nel contesto di un Vertice ibero-americano.
È dunque interessante la notizia che Pedro Sánchez abbia deciso di visitare Cuba il 22 e 23 novembre, non come mera rappresentanza istituzionale, ma con un chiaro obiettivo economico-politico.
Sono state infatti numerose le voci di imprese spagnole che hanno fatto notare quanto la presenza iberica in terra cubana fosse ben al di sotto della media europea.
Nella zona del porto di Mariel è in progetto la costruzione di un grande hub logistico che vede la partecipazione di numerose imprese anche europee, con l’assegnazione dei contratti da parte del Governo cubano, mentre le aziende spagnole si trovano relegate in una posizione marginale anche a causa della limitata azione diplomatica svolta dai precedenti Governi. E, proprio per questo, sono stati numerosi gli imprenditori spagnoli che hanno chiesto una visita ufficiale di Sánchez per riaffermare la presenza sull’isola e aumentare il peso in vista dei futuri progetti e delle sfide che vedranno Cuba impegnata: una diplomazia economica che potrebbe iniziare a tracciare un cammino anche per una “distensione” dei rapporti politici tra i due Paesi.
Fig. 1 – Porto di Mariel, la zona di sviluppo logistico di Cuba
2. SOLO DIPLOMAZIA ECONOMICA?
Il Governo Sánchez sta dimostrando una chiara volontà di apertura e riavvicinamento all’America Latina, con l’intento di riaffermare il ruolo chiave di Madrid in quell’area. Non a caso, dopo Cuba il premier prenderà parte alla riunione del G-20 a Buenos Aires e al Vertice ibero-americano in Guatemala. L’obiettivo del Primo Ministro spagnolo è quello di tornare a essere il principale punto di riferimento europeo per Cuba, soprattutto per i legami storici e culturali tra i due Paesi.
Tuttavia in Spagna si è chiesto da più parti a Sánchez di non limitarsi a essere attore passivo e “compiacente” del panorama politico dell’isola, riferendosi in particolare alla situazione dei diritti umani e alla presenza di numerosi prigionieri politici.
Uno dei primi a incalzare il leader socialista a tal proposito è stato il leader del partito di opposizione centrista Ciudadanos, Albert Rivera, che in un’interrogazione parlamentare del 24 ottobre ha chiesto al Primo Ministro di far valere i principi democratici ai quali l’Europa e in particolare la Spagna si ispira. Dal suo canto Sánchez ha dichiarato di voler affrontare questi temi con il suo omologo cubano Díaz-Canel, con il quale ha già avuto un incontro durante l’Assemblea Generale dell’ONU a New York nel settembre scorso.
Proprio l’ascesa al Governo dei due leader potrebbe aprire una nuova stagione nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. Lo stesso Presidente cubano sembra voler seguire una strada improntata all’apertura e alla distensione, come indica anche l’avvicinamento a numerosi Paesi asiatici ed europei. D’altro canto, ora che il clima politico generale nel continente è cambiato, si cerca di approfittare del “vuoto” diplomatico venutosi a creare per stabilire nuove relazioni sia politiche che economiche. E Cuba ha bisogno di partner stranieri pronti a fare un passo in più, dopo la fine della Presidenza Obama.
Fig. 2 – Il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez e l’alto rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri Federica Mogherini al Consiglio bilaterale dell’UE, 15 maggio 2018
3. CUBA E UE: L’ATTUALE STATUS DELLE RELAZIONI
Dopo l’irrigidimento della linea di governo statunitense da parte di Donald Trump, Cuba ha bisogno di supporto dall’esterno per il suo sviluppo economico, per questo il presidente cubano Díaz-Canel ha da poco iniziato un viaggio in Russia e in vari Paesi asiatici (Cina, Vietnam e Laos).
Ma anche l’appoggio di alleati europei è fondamentale per Cuba, sia dal punto di vista economico che strategico.
È dal 2008 che l’Unione Europea è presente all’Avana con una delegazione ed è proprio di quest’anno il primo Consiglio Congiunto tra Cuba e l’UE, tenutosi il 15 maggio 2018 a Bruxelles.
Già nel 2017 era stato istituito l’Accordo di dialogo politico e di cooperazione tra Cuba e UE, che ha iniziato a definire le prime linee guida di collaborazione in ambiti quali la non proliferazione delle armi di distruzione di massa, l’applicazione dell’Agenda 2030 di sviluppo sostenibile promossa dall’ONU e il rispetto dei diritti umani.
Ma, oltre a dialoghi di natura politica, la cooperazione riguarda l’ambito economico: l’UE è il secondo partner commerciale per l’isola, nonché uno dei principali investitori stranieri. E l’importanza di questo Consiglio Congiunto risiede nel migliorare le conoscenze da parte degli imprenditori cubani della regolamentazione e dell’accesso dei beni al mercato europeo.
A tal proposito, il 1° novembre la delegazione dell’UE a New York si è espressa a favore dell’eliminazione dell’embargo economico e commerciale che vige a Cuba dal 1962, che impedisce un «corretto sviluppo dell’economia cubana e un miglioramento della vita dei suoi concittadini».
Senza dubbio gli equilibri nel panorama internazionale stanno cambiando e sono numerosi i Paesi e gli attori internazionali che stanno creando alleanze economiche e politiche con Cuba. In questo scenario anche il Governo spagnolo di Sánchez sembra andare in questa direzione, considerando la riapertura con Cuba un punto di inizio e non di arrivo per successivi sviluppi cubani in senso democratico.
Rachele Renno
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