Il Fact-Checking del primo faccia a faccia tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti di martedì scorso a Cleveland e uno spunto di riflessione sull’incidenza dei dibattiti sulla corsa alla Casa Bianca
Black Lives Matter
Sulle proteste del movimento Black Lives Matter Trump ha detto che lo sceriffo della Contea di Multnomah, Oregon, dove si trova Portland, avrebbe affermato di sostenerlo. In realtà, lo sceriffo Mike Reese ha scritto su Twitter che non sostiene Trump e che mai lo farà. Portland è stata il centro delle proteste del movimento e il luogo degli scontri tra manifestanti e agenti federali.
Biden ha detto: «C’è stata una protesta pacifica davanti alla Casa Bianca. E che cosa ha fatto lui? È uscito dal suo bunker e ha fatto sparare ai militari i gas lacrimogeni». Un’affermazione non corretta perché, come ricorda Ap, sono state le forze dell’ordine e non i militari a usare agenti chimici irritanti per mandare via i manifestanti che pacificamente protestavano a Lafayette Square all’estero della Casa Bianca il primo di giugno. E non ci sono prove che Trump in quel momento si trovasse in un bunker. Cosa avvenuta davvero alcuni giorni prima, quando centinaia di manifestanti erano riuniti all’esterno del palazzo dell’esecutivo e alcuni di loro hanno lanciato sassi contro la polizia.
Risposta alla pandemia
Trump ha affermato che, se fosse stato al posto suo, Biden avrebbe imposto il lockdown all’intero paese. Un’affermazione certamente esagerata perché Biden ha sempre sostenuto che, se fosse stato presidente, avrebbe ascoltato il parere degli esperti prima di decidere su una questione come questa. Trump ha posto molta rilevanza alla decisione di bloccare gli arrivi dalla Cina nelle prime fasi dell’epidemia negli Stati Uniti. Ha accusato Biden di aver detto che bloccare gli arrivi dall’Europa o da altre parti del mondo era una decisione xenofoba. Al contrario, Biden ha invece appoggiato la decisione del presidente di bloccare gli arrivi negli Usa per contenere la diffusione del contagio. In ogni caso, aver bloccato gli arrivi dalla Cina o dall’Europa non solleva Trump dalle responsabilità di aver sottostimato l’epidemia. Ricordiamo che Trump a marzo pensava di tornare alla normalità subito dopo Pasqua. Sulle morti da coronavirus in America c’è da sottolineare il dato indicato da Biden, il quale ha detto che i morti per la Covid tra gli afroamericani o i neri negli Stati Uniti sono in percentuale più del doppio rispetto ai morti tra gli americani bianchi. I dati sono stati confermati dal Centers for Disease Control and Prevention, fa notare il New York Times. Trump ha detto ancora che il vaccino contro il virus è questione di settimane, altra affermazione falsa perché, secondo gli esperti, il vaccino non sarà disponibile prima di marzo, almeno, e bisognerà aspettare fino alla fine del 2021 perché sia distribuito.
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Economia
L’economia è stata uno degli argomenti del primo dibattito tra i due candidati alla presidenza. Tra i vari punti che sono stati toccati, sarebbe giusto sottolineare questa affermazione di Biden: «Trump ha ereditato un paese in crescita economica e lo ha portato alla recessione». Ovviamente, l’affermazione è falsa perché la recessione economica causata alla pandemia non è una responsabilità di Trump.
Possibilità di brogli durante il voto per corrispondenza
In merito al rischio di brogli di massa nel processo di voto per corrispondenza, Trump ha detto: «Sono elezioni truccate». Le affermazioni di Trump sono state considerate esagerate perché l’attuale presidente persegue con la narrazione volta a screditare il voto per corrispondenza prima ancora che arrivino i risultati, con lo scopo di minare la credibilità dell’intero sistema di voto e contestare il risultato elettorale. Trump ha enfatizzato un episodio particolare avvenuto in Pennsylvania, dove in un seggio militare sono state trovate 9 schede in un cestino della spazzatura. Trump ha affermato che erano tutti voti a suo favore, in realtà solo sette delle nove schede erano voti per lui. Secondo uno studio citato da Bloomberg, le frodi in questo processo di voto sarebbero invece abbastanza rare. Lo studio ha evidenziato 31 casi di frode nelle elezioni dal 2004 al 2014 in cui sono stati considerati un miliardo di voti espressi. A detta degli esperti citati ancora da Bloomberg, le frodi nel voto delle elezioni presidenziali sono impossibili per una serie di ragioni, anche logistiche. Ap ricorda che gli esperti hanno più volte ripetuto che non ci sono prove di frodi di massa nel processo di voto per corrispondenza, come dimostrano i casi dei cinque Stati che si sono affidati a questo sistema anche prima della pandemia da coronavirus. Lo stesso direttore dell’FBI, Chris Wray, ha detto in un’audizione al Congresso la scorsa settimana che il suo ufficio storicamente non ha mai evidenziato: «nessun tipo di tentativo coordinato a livello nazionale di frode elettorale in una elezione rilevante, né per posta nè in altri modi». Wray ha riconosciuto che ci sono state frodi elettorali a livello locale «di tanto in tanto». Anche il New York Times scrive che gli esperti hanno più volte chiarito che gli standard di sicurezza e la natura decentralizzata delle elezioni presidenziali rende il sistema estremamente difficile da manipolare per una potenza straniera. Il che rende invece le affermazioni di Biden sulla sicurezza del voto per posta abbastanza vere.
Hunter Biden
Trump ha accusato Hunter Biden, figlio di Joe Biden, di aver guadagnato «miliardi di dollari» da un affare con una banca cinese legata al Governo di Pechino, un’accusa mossa anche da alcuni repubblicani. L’avvocato di Hunter Biden, George Mesires, aveva già spiegato che il suo assistito non aveva ricavato alcun guadagno da quell’investimento.
Le non tasse di Trump
Trump ha affermato di aver pagato «milioni di dollari» di tasse. Il New York Times solo pochi giorni fa era riuscito a ottenere parte delle dichiarazioni dei redditi di Trump. Dall’inchiesta è emerso che Trump nel 2016 e nel 2017 avrebbe pagato 750 dollari di tasse federali sul reddito all’anno e che per dieci dei quindici anni precedenti non avrebbe pagato tasse sul reddito per aver dichiarato perdite economiche. Nel 2017 Biden avrebbe pagato 3.7 millioni di dollari di tasse sul reddito, come dimostra la sua dichiarazione dei redditi.
Conclusioni. I dibattiti sono davvero utili?
Secondo molti esperti, il primo dibattito fra Trump e lo sfidante Joe Biden non avrà molto peso sull’elezione del presidente. Lo scambio caotico di battute tra i due candidati, le accuse, la quantità di affermazioni non corrette (quelle di Trump sono state di più), hanno portato alcuni a chiedersi se sia ancora il caso di continuare con i dibattiti o se sia arrivato il momento di cambiare le cose. Inoltre, vista frequenza con cui Trump ha interrotto Biden, la Commissione per i dibattiti presidenziali ha ipotizzato di cambiare le norme per i confronti che restano prima delle elezioni di novembre.
Mitchell S. McKinney, Professore di comunicazione all’Università del Missouri, autore di uno studio sull’argomento, ha commentato:
I dibattiti influenzano il risultato elettorale? Sono davvero così importanti? La ripsosta è: dipende. Gli elettori trovano i dibattiti utili, secondo loro sono la forma di comunicazione più utile della campagna elettorale. Ma l’incidenza dipende da due fattori: quanto sono vicini all’elezione e quanto è vasta la fetta di elettori indecisi. Più volte nella storia i dibattiti hanno influenzato il risultato elettorale, vale a dire nel 1960, 1976, 1980, 1992 e 2000. Ma la nostra ricerca ha dimostrato che, nei decenni, soltanto poche intenzioni di voto sono cambiate in seguito alla visione dei dibattiti. Abbiamo infatti rilevato che almeno il 90 o 95 per cento delle persone che hanno seguito i dibattiti televisivi avevano già in mente chi votare e non hanno cambiato idea successivamente. I dibattiti invece hanno dimostrato di essere più incisivi sulla sottile fetta di elettori indecisi, non schierati con nessuno dei candidati e dunque più facili da persuadere. Del restante 5 per cento di chi ha seguito i dibattiti in tv, almeno il 3 o il 4 per cento ha elaborato dopo una preferenza su un candidato o un altro.
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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