Quasi mezzo milione di militari, con 80mila elementi di carriera e 410mila di leva, per un totale di circa 700mila uomini oggi in divisa, a cui si aggiungono circa 185mila riservisti. Sono questi i numeri attuali delle forze armate della Turchia. “Masse” operative e ad altissimo livello di specializzazione e addestramento, divise in tre armate. Un’organizzazione imponente, scalfita però duramente al proprio interno dal tentato golpe del luglio 2016, ed esternamente dalla dispendiosa campagna militare in corso nel nord della Siria, dove Ankara mira a impedire un congiungimento dei territori controllati dai curdi siriani dell’YPG23 con quelli in possesso, nel sud della Turchia, del PKK24 .
LE FORZE DI TERRA
Le forze di terra della Turchia rappresentano il 30% dell’intero sistema di difesa nazionale. Si tratta di circa 320.000 tra ufficiali e soldati. I mezzi a disposizione sono oltre 3.700 carri armati, 7.600 veicoli da trasporto armati, 820 sistemi di lancio per i missili. Il quartier generale delle forze di terra del meridione si trova a Izmir. Dal 2004, la stessa base ospita anche l’Allied Component Command della NATO, prima situato a Napoli. A Izmir ha anche sede il comando della Forza di Pace Turca per l’Egeo, che controlla l’area turca di Cipro. Le brigate semplici sono 17. I corpi d’armata sono 9. Vi sono inoltre: 1 divisione di fanteria, 2 divisioni meccanizzate (sempre di fanteria), 4 divisioni per l’addestramento, altre 11 divisioni mecca- nizzate, 9 brigate corazzate, 5 brigate di paracadutisti, 1 brigata di fanteria per l’aviazione, 2 brigate di artiglieria, 1 comando forze speciali, 5 brigate di commando e 1 di elicotteristi. Nelle zone interne, soprattutto quelle anatoliche, operano altre 3 divisioni per l’addestramento delle reclute e 4 divisioni per il con- trollo del territorio, quasi tutte formate da personale di leva.
LA MARINA
Secondo fonti NATO, la Marina turca è composta da 50.000 operativi. I mezzi da combattimento a disposizione sono 50 aerei e 190 navi. Di queste, circa 30 sono da difesa costiera. Vi sono poi 16 fregate più i nuovi modelli in arrivo, 8 corvette, 13 sottomarini, 15 cacciamine. Non sono invece in dotazione, almeno per il momento, portaerei. I comandi per le attività di superficie sono 5: forza sottomarina, naviglio veloce addetto al controllo delle coste, mine, logistica, aviazione navale. Le forze speciali di marina sono tre: la brigata anfibia, il comando per l’attacco sottomarino e quello corrispon- dente per la difesa sottomarina. Il naviglio è molto differenziato. È composto, come detto, da 16 fregate classe Gabya, adatte soprattutto alla difesa contraerea; da 4 fregate classe Barbaros (sono le più moderne, progettate in Ger- mania e con 3.600 tonnellate di stazza); da 4 fregate classe Yavuz (anch’esse di oltre 3.000 tonnellate di stazza, costruite appositamente per la Marina turca sempre nei cantieri tedeschi).
Le corvette classi Ada e Burak sono rispettivamente 2 e 6. La Ada è di fabbricazione e progettazione interamente turca (“progetto MILGEM”) e adatta al combattimento sul litorale, mentre le 6 classe Burak sono adatte alla guerra sottomarina e alle operazioni in mari molto lontani. I sottomarini sono 5, di classe Ablay, derivata dalla tedesca Tipo 209, mezzo elettrico-diesel, da attacco, con una stazza di 1.600 tonnellate. Ci sono, inoltre, a disposizione i nuovi mezzi di classe Preveze (altri 4 sottomarini, ognuno di 1.800 tonnellate, sempre di progettazione tedesca) e 4 mezzi della classe Gur (sempre derivati dal Tipo 209 e sempre con 1.800 tonnellate di stazza). Il “braccio lungo” della Marina turca è una delle chiavi necessarie per l’interpretazione della strategia globale di Ankara.
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L’AVIAZIONE
La forza aerea di Ankara consiste di oltre 60mila militari e di circa 1.100 velivoli di vario tipo: oltre 200 intercettori, 200 aerei d’attacco, 440 aerei da trasporto, 270 mezzi di addestramento, 440 elicotteri, di cui 65 da attacco. Il comando aereo turco dipende sempre da Izmir. L’armamento di base è composto da 240 F-16 Falcon, che la Turchia continua, in parte, a produrre su licenza. Gli AWACS (Airborne Warning and Control System) a disposizione di Ankara sono invece 4, mentre i grandi aerei da trasporto truppe sono 15, a cui si aggiungono A400M e Transall C160 in fase di co-progettazione con i partner europei e atlantici. Le tipologie di UAV (Unmanned Aerial Vehicle) prodotte dal- la Turchia sono 7. Di queste, 4 possono essere armate con missili Hellfire o con il turco Rooketsan Cirif. I satelliti, tutti ad alta risoluzione, sono di fabbricazione nazionale, come i Gokturk-1 e 2. Si tratta di oltre 15 elementi, ma i dati sono ovviamente incerti e ovviamente, tutti gestiti dal MIT, il servizio segreto turco. La formazione di base delle forze aeree turche attuali è di 19 squadroni da combattimento, 1 squadra riconoscimento, 6 battaglioni di addestramento, 6 squadre per il trasporto, 1 squadrone per il carburante, 8 squadre per i missili terra-aria.
I SERVIZI SEGRETI TURCHI
Il servizio segreto turco, a parte le strutture autonome d’Arma, è il MIT (Milli İstihbarat Teşkilatı), fondato nel 1965 sulle ceneri del Servizio di sicurezza nazionale di tradizione repubblicana. È un servizio unificato, caso rarissimo nella NATO, e si occupa soprat- tutto e istituzionalmente di: intelligence interna, di OSINT (Open Source Intelligence), di controspionaggio e delle minacce cyber. Se- condo le procedure, esso riferisce direttamente al presidente Recep Tayyip Erdogan25 , al primo ministro, al capo di Stato Maggiore e, in casi specifici, ad altre strutture dello Stato, comprese quelle che si occupano della gestione dell’economia.
Tratto dal libro di Marco Giaconi Le guerre degli altri. Piccoli e grandi eserciti del mondo edito da Paesi Edizioni.
PHOTO: Turkish President Tayyip Erdogan arrives for a meeting in Istanbul, Turkey, March 5, 2017. Murat Cetinmuhurdar/Presidential Palace/Handout via REUTERS
Marco Giaconi
Laurea in Filosofia moderna e contemporanea presso l’Università di Pisa. Dal 1992 in è prima direttore e poi direttore di ricerca presso il Ce.Mi.S.S. (Centro Militare di Studi Strategici). Nel 2000 è Consigliere del Ministro della Difesa Antonio Martino. Dal 2003 in poi è Consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Autore di numerosi saggi.
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