Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha firmato l’atto interno alla Farnesina che ha lo scopo di fermare le vendite di armi alla Turchia. «Nelle prossime ore formalizzerò tutti gli atti necessari affinché l’Italia blocchi l’esportazione di armamenti verso Ankara», aveva affermato martedì il ministro degli Esteri alla Camera, nel corso dell’informativa sull’offensiva militare dalla Turchia in Siria. L’atto ministeriale riguarda solo i contratti che verranno stipulati in futuro e non quelli attuali, il che vuol dire che negli anni a venire l’Italia continuerà ugualmente a vendere armi ad Ankara. Con la firma di questo documento l’Italia avvierà tuttavia «un’istruttoria su i contratti in essere» con Ankara, così come era stato annunciato da Di Maio in seguito all’operazione turca nel Nord-est della Siria.
Secondo la «Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento», ovvero la relazione che il governo italiano ha presentato al parlamento sulla vendita di armi verso paesi stranieri relativa all’anno 2018, il valore delle esportazioni in Turchia di “materiali d’armamento” autorizzate dalla Farnesina è stato di 362,3 milioni di euro. La Turchia rappresenta un mercato fiorente per l’esportazione di armi italiane.
Ma quali sono le armi a disposizione della Turchia e qual è il quadro delle forze turche? Lo chiarisce il libro di Marco Giaconi “Le guerre degli altri”, edito da Paesi Edizioni:
«Quasi mezzo milione di militari, con 80mila elementi di carriera e 410mila di leva, per un totale di circa 700mila uomini oggi in divisa, a cui si aggiungono circa 185mila riservisti. Sono questi i numeri attuali delle forze armate della Turchia. “Masse” operative e ad altissimo livello di specializzazione e addestramento, divise in tre armate. Un’organizzazione imponente, scalfita però duramente al proprio interno dal tentato golpe del luglio 2016, ed esternamente dalla dispendiosa campagna militare in corso nel nord della Siria, dove Ankara mira a impedire un congiungimento dei territori controllati dai curdi siriani dell’YPG con quelli in possesso, nel sud della Turchia, del PKK.
LE ARMI A DISPOSIZIONE
L’esercito turco possiede quasi 12mila carri armati, divisi soprattutto tra Leopard ed M60 di fabbricazione americana e altri 1.000 MBT (Main Battle Tanks) di tipo Altay, di progettazione e fabbricazione turca. Il sistema missilistico di terra a lungo e medio raggio è anch’esso di parziale fabbricazione autonoma, pur con la frequente collaborazione della Cina. Il FD-2000, versione anatolica del cinese HQ-9, è un missile di nuova generazione operante quasi sempre nella sua variante anti-radiazione. Arriva a 200 chilometri con una velocità massima di Mach 4,2. I turchi producono 14 tipologie di armi e sistemi d’arma, sempre autonomamente: il T155 Firtina, un carro leggero con un cannone da 155 mm costruito sulla base di un vecchio progetto coreano; un anfibio da combattimento ACV 15; altri veicoli da trasporto e da battaglia; 4 diverse tipologie di droni.
L’AVIAZIONE
La forza aerea di Ankara consiste di oltre 60mila militari e di circa 1.100 velivoli di vario tipo: oltre 200 intercettori, 200 aerei d’attacco, 440 aerei da trasporto, 270 mezzi di addestramento, 440 elicotteri, di cui 65 da attacco. Il comando aereo turco dipende sempre da Izmir. L’armamento di base è composto da 240 F-16 Falcon, che la Turchia continua, in parte, a produrre su licenza. Gli AWACS (Airborne Warning and Control System) a disposizione di Ankara sono invece 4, mentre i grandi aerei da trasporto truppe sono 15, a cui s aggiungono A400M e Transall C160 in fase di co-progettazione con i partner europei e atlantici. Le tipologie di UAV (Unmanned Aerial Vehicle) prodotte dalla Turchia sono 7. Di queste, 4 possono essere armate con missili Hellfire o con il turco Rooketsan Cirif. I satelliti, tutti ad alta risoluzione, sono di fabbricazione nazionale, come i Gokturk-1 e 2. Si tratta di oltre 15 elementi, ma i dati sono ovviamente incerti e, ovviamente, tutti gestiti dal MIT, il servizio segreto turco. La formazione di base delle forze aeree turche attuali è di 19 squadroni da combattimento, 1 squadra riconoscimento, 6 battaglioni di addestramento, 6 squadre per il trasporto, 1 squadrone per il carburante, 8 squadre per i missili terra-aria.
LE FORZE DI TERRA
Le forze di terra rappresentano il 30% dell’intero sistema di difesa turco. Si tratta di circa 320.000 tra ufficiali e soldati. I mezzi a disposizione sono oltre 3.700 carri armati, 7.600 veicoli da tra- sporto armati, 820 sistemi di lancio per i missili. Il quartier generale delle forze di terra del meridione si trova a Izmir. Dal 2004, la stessa base ospita anche l’Allied Component Command della NATO, prima situato a Napoli. A Izmir ha anche sede il comando della Forza di Pace Turca per l’Egeo, che controlla l’area turca di Cipro. Le brigate semplici sono 17. I corpi d’armata sono 9. Vi sono inoltre: 1 divisione di fanteria, 2 divisioni meccanizzate (sempre di fanteria), 4 divisioni per l’addestramento, altre 11 divisioni meccanizzate, 9 brigate corazzate, 5 brigate di paracadutisti, 1 brigata di fanteria per l’aviazione, 2 brigate di artiglieria, 1 comando forze speciali, 5 brigate di commando e 1 di elicotteristi. Nelle zone interne, soprattutto quelle anatoliche, operano altre 3 divisioni per l’addestramento delle reclute e 4 divisioni per il con- trollo del territorio, quasi tutte formate da personale di leva».
Redazione
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