Mosca e Pechino continuano a rafforzare la partnership politica ed economica per tenere alta la tensione con l’Occidente. Dietro la propaganda ufficiale i problemi per le due super potenze però non mancano
Il 10 marzo 2021 Roscosmos ha annunciato di aver firmato un memorandum di intesa con l’Agenzia spaziale cinese (Cnsa) per la futura costruzione di una base di ricerca scientifica sulla Luna. L’accordo rappresenta un grande balzo in avanti per Pechino e potrebbe finalmente offrirle un ruolo da protagonista nel campo dell’esplorazione lunare. Per i russi, invece, i benefici dell’accordo sembrano essere più limitati. Negli ultimi anni Roscosmos non è infatti riuscita a mettere in piedi progetti rilevanti ed è stata anche scossa da gravi accuse di corruzione. Per l’agenzia spaziale russa, quindi, l’intesa con la Cina rappresenta la speranza di un potenziale rilancio e, forse, di nuovi finanziamenti dopo la drastica riduzione di quelli assicurati tradizionalmente dal Cremlino. Appare chiaro però che saranno i cinesi, e non Roscomos, a raccogliere per primi i frutti e la gloria della progettata base lunare. Nel suo piccolo, l’accordo rappresenta perfettamente tutte le contraddizioni della «nuova alleanza» tra Russia e Cina, nata sette anni fa dalle ceneri della crisi ucraina. Un’alleanza fortemente voluta da Mosca, ma che non appare priva di storture ed effetti indesiderati.
Un fortunato matrimonio di convenienza
Galeotta fu la Crimea. La brusca rottura con Usa e Ue dopo l’annessione della penisola ucraina da parte di Mosca, ha costretto la dirigenza russa a cercare partner alternativi e nuovi mercati per l’export delle proprie riserve energetiche. Pechino è parsa subito un interlocutore promettente. E così, nella primavera del 2014 con gli scontri di Piazza Maidan a Kiev ancora caldi, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una serie di importanti accordi politici ed economici con il suo omologo Xi Jinping, gettando le basi dell’attuale alleanza russo-cinese.
Inizialmente la leadership cinese è sembrata poco entusiasta della rinnovata «amicizia» con la Russia, sia per la debolezza economica del Cremlino che per il rischio di eventuali ritorsioni statunitensi. Le cose sono però cambiate con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca: le sue politiche ostili verso Pechino hanno infatti spinto il governo cinese a rivalutare la partnership con la Russia e a cercare di rafforzarla. In ambito economico, ad esempio, la Cina ha aumentato il proprio sostegno finanziario ai nuovi impianti di gas liquefatto naturale progettati dal colosso energetico russo Novatek in Siberia e ha iniziato a coordinarsi meglio con Mosca per portare avanti la de-dollarizzazione delle proprie transazioni commerciali bilaterali. In ambito militare, invece, i due Paesi hanno condotto esercitazioni navali congiunte sia nell’Oceano Indiano che nel Mar del Giappone, generando non poca apprensione in diverse capitali occidentali. In parallelo, è diventato sempre più evidente il coordinamento diplomatico di Mosca e Pechino in sede Onu, che ha ostacolato, ad esempio, l’adozione di risoluzioni condivise su gravi crisi come quella in Myanmar.
La Cina ha aumentato il proprio sostegno finanziario ai nuovi impianti di gas liquefatto naturale progettati dal colosso energetico russo Novatek in Siberia e ha iniziato a coordinarsi meglio con Mosca per portare avanti la de-dollarizzazione delle proprie transazioni commerciali bilaterali
Malumori e sospetti
Finora, quindi, la partnership russo-cinese si è rivelata assai felice, rinsaldando la posizione internazionale di Mosca e fornendo importante ossigeno alla sua malandata economia. Per Pechino, invece, la Russia rappresenta un buon sostegno per alimentare le proprie ambizioni geopolitiche e commerciali, sfidando le strategie di contenimento degli Stati Uniti. Anche se dietro i toni melliflui della propaganda ufficiale, non mancano i problemi. Il Cremlino è conscio della propria dipendenza economica da Pechino e dei sentimenti anti-cinesi di parte della popolazione russa, espressi violentemente in alcune recenti proteste in Siberia. Inoltre, durante le prime ondate di contagi della pandemia di Covid-19, nei primi sei mesi del 2020, non sono mancate le frizioni tra i due Paesi, con la chiusura unilaterale di Mosca del confine con la Cina lungo il fiume Amur e polemiche diplomatiche per le restrizioni sanitarie contro la comunità cinese residente in Russia. Nel febbraio 2020, poi, l’arresto dello scienziato russo Valery Mitko per spionaggio da parte delle autorità russe ha aumentato la diffidenza di Mosca nei confronti del suo alleato, sospettato di approfittare degli attuali buoni rapporti per carpire segreti tecnologici e militari. Questi attriti non metteranno fine all’intesa tra le due potenze eurasiatiche, fondata principalmente sull’ostilità verso l’Occidente. Ma, seppur «fortunato», questo matrimonio resta pur sempre di convenienza. Con poco amore e molti malumori.
di Simone Pellizza
Tramonto Russo
Babilon 4
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Simone Pelizza
Ricercatore, piemontese doc, laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano, poi gli studi in Gran Bretagna. Asia e Russia, le aree di maggiore interesse. Membro della Società Italiana di Storia Militare, autore di brevi contributi su alcuni giornali accademici.
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