L’invasione russa dell’Ucraina ha immediatamente richiamato l’attenzione anche sulle mire espansionistiche della Cina in direzione di Taiwan. Un parallelismo che, nel medio-lungo periodo, è da tenere in considerazione. Come conferma a Babilon Magazine il generale Giuseppe Morabito, membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs e membro del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation.

di EMILIO PIETRO DE FEO

L’attacco russo all’Ucraina riflette il fallimento della diplomazia. Proviamo a ripercorrerne i motivi?

Non avrei mai immaginato a un’invasione generale dell’Ucraina da parte della Russia. Così come non avrei mai creduto che Putin riuscisse a «ingannare» tutti, nascondendo fino all’ultimo le sue reali intenzioni. Ancora una volta l’Europa ha dimostrato la sua debolezza e la sua incapacità di una politica estera e di difesa comune. Proprio a causa di questa debolezza congenita europea ho forti dubbi sull’efficacia e sulla reale applicazione delle sanzioni che saranno decise, anche perché in parte si ritorceranno contro chi le implementa. Le trattative sono fallite soprattutto perché da parte dell’Occidente le trattative non sono state intavolate in maniera univoca. Ora sarà difficile trovare una soluzione apparentemente senza vinti né vincitori. L’impressione data è di una mancanza di un’unità di intenti. D’altronde come ricordano gli analisti, parafrasando Clausewitz, “la guerra è la continuazione della diplomazia con altri mezzi”. Anche i due accordi di Minsk nei primi anni del conflitto non sono stati rispettati dalle parti.

L’allargamento della Nato in Europa centro-orientale è stato un errore?

Va chiarito che nessuno ha obbligato la Polonia, come la Romania o i Paesi baltici, a entrare nella Nato. Sono questi stessi Paesi che hanno visto nella Nato una protezione di fronte al rinascimento russo. Bisogna inoltre ricordare che la Nato è un’organizzazione politico-militare che è nata per la difesa del Nord America e dell’Europa. Non ha nessuna motivazione per attaccare altri Paesi. L’articolo 5 sancisce infatti che l’intervento di difesa è previsto nel caso in cui uno dei Paesi membri viene attaccato. Tuttavia, proprio attraverso l’articolo 4 i Paesi confinanti che si sentono minacciati possono chiedere un intervento militare congiunto dell’Alleanza. Putin ha sempre detto di non volere la Nato ai confini con la Russia, ma al confine con la Russia la Nato c’è già da tempo, si pensi alla Norvegia o ai Paesi del Baltico. Sull’Ucraina quindi influiscono altri fattori, come l’appartenenza storica di Kiev alla Russia, come rivendicato dallo stesso Putin.

Si continua a parlare di un possibile parallelismo di quanto sta succedendo in Ucraina con quanto, potenzialmente, potrebbe succedere a Taiwan. C’è il rischio che Taipei finirà con il gettarsi nelle braccia della Cina avendo percepito l’inaffidabilità del “protettorato” americano?

Questo non succederà mai, perché Taiwan vede tutti i giorni quello che succede a Hong Kong. Diventare parte integrante del sistema della Cina metterebbe fine alla democrazia a Taiwan. Ventitré milioni di taiwanesi non pensano minimamente di ritrovarsi come i sette milioni di abitanti di Hong Kong. Tsai Ing-wen, presidente di Taiwan, è stata rieletta proprio perché mantiene questa posizione secondo la quale, per l’appunto, non esiste una sola Cina. Taiwan è de facto uno Stato indipendente. La Cina osserva pazientemente quanto sta accadendo in Ucraina, non ha fretta di prendersi Taiwan. La principale preoccupazione mondiale di questa crisi in Ucraina è piuttosto un’altra.

Quale?

Il gas. Le sanzioni finora inferte alla Russia non riguardano l’energia. Il mondo occidentale senza il gas della Russia, che ne è il primo produttore mondiale, non va da nessuna parte. Nel caso di una possibile crisi tra Cina e Taiwan il problema fondamentale sarebbe rappresentato dal mercato dei microchip, la cui produzione mondiale per il 70% avviene a Taiwan. Un conflitto in quell’area metterebbe ulteriormente in ginocchio l’economia mondiale. Se la Cina dovesse occupare Taiwan, arriverebbe a controllare il mercato mondiale dei microchip. La preoccupazione dei taiwanesi in questi giorni, nonostante un trattato di mutuo soccorso, è che l’Occidente finisca per non sporcarsi più di tanto le mani per difenderli. Biden ha dimostrato finora un peggioramento della capacità di deterrenza degli Stati Uniti anche su questo fronte.

Come potrà evolversi la situazione in Ucraina nei prossimi giorni?

L’obiettivo dei russi, in questo momento, è di disarticolare il sistema ucraino per insediare un governo di favore. Non va inoltre dimenticato che l’Ucraina dal punto di vista delle risorse è importante per i cereali. Una delle possibili soluzioni potrebbe essere la “finlandizzazione” dell’Ucraina, ovvero regalarla allo status di Paese neutrale. Il mare d’Azov e il mar Nero probabilmente diventeranno dei mari sotto il controllo russo. Bisognerà vedere cosa succederà nel mondo. Anche l’astensione di India ed Emirati Arabi Uniti, oltre che della Cina, sulla bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu per fermare l’invasione russa deve far riflettere.