Povero Richard Wagner. Cosa direbbe oggi il compositore tedesco se sapesse che le sue note sono state la colonna sonora dei criminali nazisti e che il suo stesso nome oggi è impiegato dal più spietato gruppo di mercenari al mondo? Già, perché il nome Wagner oggi è sempre più direttamente associato alla compagnia paramilitare russa, che agisce nei teatri di guerra dove Mosca non intende impiegare direttamente le proprie truppe.
Il motivo? Non sempre un governo vuole che «certe azioni» siano direttamente riconducibili a esso. Mosca, ad esempio, sempre più spesso preferisce agire senza regole né riconoscimenti ufficiali. Specie se tali azioni comportano sabotaggi, delitti, rovesciamenti del potere. Questo tipo di uomini, infatti, agisce nell’ombra e nel completo anonimato.
Il vantaggio è evidente: nessuno chiederà la restituzione del corpo di un paramilitare ucciso sul campo, non una polemica sortirà dal loro impiego né un nome sarà diffuso sui giornali; inoltre, nessuno saprà mai cos’ha fatto davvero quel qualcuno nel teatro di guerra dov’è stato impiegato, anche perché molto probabilmente esso negherà di esservi stato. Inoltre, per un governo il costo di un cosiddetto «contractor» non è paragonabile a quello di un singolo soldato, che peraltro deve muoversi all’interno di regole d’ingaggio e precise cornici del diritto internazionale, ed è ovviamente soggetto ai tribunali militari.
Loro, invece, i mercenari, hanno licenza d’uccidere e di procurare i maggiori danni al nemico senza alcuna restrizione legale, etica o d’altra sorta. Per questo sono i preferiti di Vladimir Putin, l’uomo che non disdegna di avvelenare i propri avversari politici come di cancellare intere città dalla cartina geografica (vedi Grozny, in Cecenia).
I mercenari hanno licenza d’uccidere e di procurare i maggiori danni al nemico senza alcuna restrizione legale, etica o d’altra sorta. Per questo sono i preferiti di Vladimir Putin
Il gruppo Wagner, in particolare, è esperto nel condurre le cosiddette «guerre ibride»: conflitti irregolari dove la strategia militare comporta mezzi non convenzionali, che vanno dai cyber attacchi alla propaganda, dai sabotaggi elettorali al sobillare le rivolte, fino alle operazioni «false flag» (attacchi contro le proprie forze o provocazioni volte ad addossarne la colpa al nemico) e agli omicidi politici mirati.
Le incursioni in Ucraina per uccidere Zelensky
Ad esempio, da qualche settimana – almeno cinque, secondo fonti britanniche – reparti della Wagner si sarebbero infiltrati a Kiev, allo scopo precipuo di eliminare fisicamente il presidente Zelensky e il governo ucraino nella sua interezza. Un’azione di Mosca volta a sostituire con un suo uomo di fiducia la guida dell’Ucraina. Non è difficile da credere: secondo Bellingcat, un sito open source d’intelligence, già lo scorso novembre era stata rilevata la presenza di duecento effettivi della Wagner in Bielorussia, a fianco delle forze di sicurezza di Minsk: avevano l’ordine di reprimere le proteste antigovernative che denunciavano brogli nella rielezione del presidente Alexander Lukashenko.
Nondimeno, il Pentagono e il ministero della Difesa ucraino lo scorso gennaio hanno scambiato informazioni accurate circa la presenza in territorio ucraino di uomini pronti a inscenare un attacco contro soldati russi che operavano sul confine durante le esercitazioni combinate con la Bielorussia, allo scopo di offrire al Cremlino la giustificazione per un attacco diretto contro l’Ucraina. Ossia l’invasione che oggi abbiamo tutti sotto gli occhi.
E chi potevano essere quegli uomini se non mercenari della Wagner? L’organizzazione paramiliare è un’invenzione di Yevgeny Prigozhin: conosciuto come «lo chef di Putin» per i lucrativi contratti di catering col Cremlino di cui è titolare, è in realtà un alto ufficiale tra i più devoti al presidente russo. Se Prigozhin è il titolare, a comandare questa compagine militare privata è invece Dmitri Utkin, ex membro del Gru di origine ucraina decorato con la medaglia dell’Ordine del Coraggio dallo stesso Vladimir Putin. Utkin è altresì noto per essere un estimatore delle SS hitleriane, da cui discende il nome Wagner.
A comandare questa compagine militare privata è invece Dmitri Utkin, ex membro del Gru di origine ucraina decorato con la medaglia dell’Ordine del Coraggio dallo stesso Putin
Classe 1970, il tenente colonnello Utkin si è ritirato dalla vita militare nel 2013, dopo aver fondato la società privata di contractor Moran Security Group, composta da veterani russi e attiva in Iraq, Kenya, Nigeria e Repubblica Centrafricana per servizi di scorte armate e talvolta persino per il recupero di navi mercantili dirottate dai pirati nell’Oceano Indiano. Utkin, insieme ad altri ex militari russi, compariva anche nel board della Slavonic Corp, società di sicurezza che aveva ottenuto dal presidente siriano Assad l’importante commessa di proteggere i giacimenti petroliferi e gli oleodotti in Siria, in seguito alla guerra civile e alla comparsa del Califfato.
Wagner è dunque il suo ultimo «capolavoro»: l’organizzazione per la precisione è denominata Chastnaya Voennaya Kompaniya Vagner, e risulta creata nel 2014 appositamente per permettere al Cremlino di intervenire in via non ufficiale nel Donbass, all’indomani dell’autoproclamata indipendenza delle repubbliche filorusse dell’Est ucraino. Schierata al fianco dei ribelli, la sua nascita segue dunque il caos di «Euromaidan»: ovvero la rivolta che destituì il presidente filorusso Viktor Yanukovich e che è all’origine dell’attuale conflitto in Ucraina.
Le missioni in Medio Oriente e Africa
Wagner assommerebbe oggi circa 6.000 uomini, molti dei quali sono stati già in prima linea nelle operazioni per l’annessione della Crimea. Per la maggior parte si tratta di militari russi in pensione, con un’età compresa tra i 30 e i 60 anni. Una volta reclutati, a ciascuno è richiesta la firma di un accordo di riservatezza della durata di non meno di dieci anni. La paga media si aggirerebbe tra i 150 e i 300 mila rubli al mese (da mille a quattromila euro), in base all’esperienza e alla missione. Tutti loro, prima di essere operativi, devono passare per il «battesimo» presso una struttura del ministero della Difesa russa nei pressi del villaggio di Molkino, nell’area di Krasnodar, Russia meridionale.
La compagnia privata ufficialmente è registrata in Argentina, ma dispone di uffici tanto a San Pietroburgo quanto a Hong Kong; mentre in Africa i terminali della Wagner sono in Lesotho, Botswana e Swaziland. Questi mercenari lavorano abitualmente nel continente nero, dove si sono specializzati proprio nella sicurezza dei compound presidenziali in Paesi a rischio di golpe, considerata la scarsa preparazione e affidabilità delle truppe regolari. Hanno operato per il presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra e per il sudanese Omar Al Bashir, sono stati avvistati in Somalia e almeno mille avrebbero combattuto direttamente per il generale Khalifa Haftar in Libia tra il 2019 e il 2020. Oggi sono una forza d’interposizione in Mali contro i jihadisti del Sahel, a seguito del disimpegno dei soldati francesi. Si occupano anche di addestramento di forze regolari, ma la loro forza principale consiste nella velocità del dispiegamento in aree di crisi dove le forze armate regolari non potrebbero arrivare, senza scatenare reazioni ostili o il biasimo della comunità internazionale.
Wagner è stata oggetto di un primo scandalo nel 2017 in Siria, quando l’ong russa Memorial e il Centro siriano per i media e la libertà di espressione hanno denunciato la compagnia e lo stesso governo russo, dopo la scoperta di filmati in cui si vedevano i mercenari torturare e mutilare prigionieri perché ritenuti disertori dell’esercito regolare.
Luciano Tirinnanzi
Direttore di Babilon, giornalista professionista, classe 1979. Collabora con Panorama, è autore di numerosi saggi, esperto di Relazioni Internazionali e terrorismo.
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