Dinanzi al crescere del protezionismo da parte di Donald Trump, l’Unione Europea e la Repubblica Popolare Cinese si avvicinano. Entrambe le parti hanno sottolineato l’importanza di un mercato multilaterale e del libero commercio, ma come si stanno evolvendo le relazioni economiche e politiche tra UE e Cina? Il progetto della Nuova Via della Seta riuscirà a coinvolgere anche l’Europa?
1. LE RELAZIONI UE-CINA NEL QUADRO DEL PROTEZIONISMO DI TRUMP
È indubbia la crescente preoccupazione nel panorama internazionale e in seno alla OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) per l’evolversi delle politiche protezioniste che il Presidente statunitense Donald Trump sta adottando nei confronti di numerosi attori internazionali. In questo scenario, la Cina sta cercando alleati per far fronte alla nuova “guerra fredda economica“, come è stata soprannominata, con gli Stati Uniti, avvicinandosi in particolar modo alle potenze europee che stanno mantenendo anch’esse un atteggiamento prudente e scettico nei confronti della chiusura commerciale che sta operando il Presidente statunitense. Durante l’ultimo incontro del G20 a Buenos Aires dello scorso 30 Novembre, si è arrivati a un armistizio di novanta giorni tra Cina e Stati Uniti, dato che la guerra dei dazi messa in atto da Trump (soprattutto nel settore dell’acciaio) stava ponendo in serio pericolo la stabilità dei mercati mondiali. Se, da un lato, il Presidente statunitense ha confermato che non aumenterà i dazi su 200 miliardi di esportazioni cinesi dall’attuale tasso del 10% al 25% , la Cina d’altro canto si è impegnata ad acquistare ingenti quantità di beni statunitensi, soprattutto nel settore agricolo e a ridurre i dazi sulle auto statunitensi dal 40% al 15%.
In questo contesto l’UE sembra voler mantenere i principi di non-discriminazione e di multilateralismo che sono alla base dell’OMC.
La politica commerciale comune dell’UE è contenuta nel TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) che sancisce i principi cardine della sua condotta: “contribuire nell’interesse comune allo sviluppo armonioso del commercio mondiale, alla graduale soppressione delle restrizioni agli scambi internazionali e alla riduzione delle barriere doganali e di altro tipo” (art. 206 TFUE). Nonostante ciò, bisogna tener presente che nel seno dell’UE c’è una spaccatura tra i Paesi dell’est che guardano con interesse al nuovo progetto cinese della “Nuova via della seta” e altri (come Francia e Germania) che sono più scettici, vedendolo come parte di una politica estera aggressiva da parte della Cina che potrebbe danneggiare non solo il commercio europeo, ma anche il know-how e gli standard continentali in altri ambiti, quali lo sviluppo sostenibile e le regolamentazioni sul lavoro.
Fig. 1 – Il Presidente cinese Xi-Jinping e Donald Trump con le rispettive delegazioni dopo la riunione del G-20 concslusosi a Buenos Aires il 1 dicembre scorso
2. LA VIA DELLA SETA: PRO E CONTRO PER L’UNIONE EUROPEA
L’antica via della seta cinese ebbe un ruolo significativo nello sviluppo delle civiltà di Cina, India, Persia ed anche dell’Europa, permettendo a regioni anche molto lontane di creare una rete di relazioni economiche ed anche politiche molto proficue.
L’attuale progetto della Nuova Via della Seta, meglio conosciuto come “One Belt, One Road” nasce nel 2013 durante una visita del Presidente cinese Xi Jinping in Kazakistan, Turkmenistan e altri Paesi dell’Asia centrale. Fu proposta la creazione di una nuova via della seta che eliminasse barriere per il commercio e gli investimenti stranieri, ma che in realtà, oltre a ricordare l’antico ruolo storico della Cina in questi territori, celava chiari fini strategici: un aumento dell’influenza cinese e nuove fonti di approvvigionamento energetico.
Questa proposta aumenterebbe dunque drasticamente l’influenza geo-strategica cinese in Asia Centrale ed in Europa, nel caso in cui quest’ultima decidesse di aderire all’accordo. In realtà l’Unione Europea si è mostrata reticente a tal proposito, temendo una penetrazione incontrollata da parte cinese nei suoi mercati, cosa che sta generando divisioni all’interno della stessa UE. La Cina sta cercando di stringere le relazioni bilaterali con numerosi Paesi europei (come la Grecia e il Portogallo) che stanno mostrando interesse nel progetto del “One Belt, One road”. Ma punta anche a potenze regionali che abbiano un ruolo geograficamente strategico e centrale nell’UE e questo fa pensare all’Italia o alla Spagna.
Fig. 2 – La tavola rotonda EU-Cina sugli affari, tenutasi a Pechino il 16 luglio 2018.
3. E’ LA SPAGNA IL PAESE EUROPEO CONSIDERATO LA “PORTA D’EUROPA” PER XI JINPING
È del 28 novembre scorso la visita del Capo di Stato cinese Xi-Jinping a Madrid, visita che ha avuto lo scopo di sottolineare la volontà di mantenere e rafforzare le relazioni economiche e politiche con il Paese iberico, che è uno dei principali partner commerciali in Europa per il Governo cinese. Nell’incontro tra Xi Jinping e il Premier Pedro Sanchez, dopo circa 13 anni dall’ultima visita di stato di un Presidente cinese, entrambi i leader hanno ribadito l’importanza di un mercato multilaterale aperto e soprattutto la volontà di combattere qualsiasi forma di unilateralismo e di protezionismo.
La Spagna è stata considerata come “porta d’Europa” da parte della Cina soprattutto ora, nell’ambito delle pressioni commerciali operate dagli Usa. I due Paesi sembrano interessati a stringere sempre di più le proprie relazioni economiche, soprattutto perché il gigante asiatico ha sempre trovato un interlocutore amichevole nel Paese iberico. A tal proposito, basti pensare che l’export spagnolo verso la Cina è cresciuto del 28% nel 2017 e, sempre lo scorso anno, la compagnia navale cinese COSCO Shipping Holdings ha acquisito il 51% del Notaum Port, la compagnia spagnola che si occupa della gestione dei servizi portuali a Valencia e Bilbao.
Nonostante ciò il Governo spagnolo non ha intenzione di entrare nel progetto della Nuova Via della Seta, anche se non esclude a priori la possibilità di aderire ad alcuni singoli progetti del nuovo piano di infrastrutture cinese. La Spagna si mostra ancora scettica soprattutto riguardo gli ancora troppo bassi standard cinesi nell’ambito dei diritti umani e delle politiche ambientali, obiettivi alla base delle politiche dell’Unione Europea. Ma, di fronte al crescere del gigante asiatico e nell’attuale braccio di ferro tra USA e Cina, a mostrarsi prudente è anche Bruxelles, che sta mostrando la sua volontà di lotta contro l’unilateralismo, ma che pensa anche alla difesa e alla salvaguardia dell’economia europea, inquadrando la cooperazione con la Cina in un’ottica di sviluppo economico sostenibile che non danneggi i Paesi europei che intendono prendere parte alla Nuova Via Della Seta. A tal proposito è stato perciò proposto dalla Commissione Europea un meccanismo di screening e controllo sugli IDE (Investimenti Diretti Esteri) per salvaguardare la sicurezza ed unità dell’UE in quest’ambito. Il tutto inserito in un quadro generale di precari equilibri internazionali.
Rachele Renno
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