Le autorità statunitensi e gli esperti di cybersecurity, anche nelle ultimissime ore precedenti al voto, hanno tenuto sotto stretto controllo gli hacker per impedire ai governi stranieri di interferire con il risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Iran e Russia hanno tentato anche quest’anno di influenzare il pubblico, come hanno ammesso gli stessi funzionari statunitensi che si occupano di sicurezza nazionale. Lo stesso Donald Trump ha più volte messo in dubbio la validità del voto per posta. Tuttavia, studi e ricerche dimostrerebbero che il processo di voto è al contrario molto più sicuro di quanto si crede.
È possibile che guarderemo alle elezioni presidenziali statunitensi del 2020 come le più sicure della storia americana. Ci saranno ritardi, forse anche contenziosi, dibattiti e non mancherà una certa disinformazione. Ma gli imbrogli, se così vogliamo definirli, nel vasto meccanismo di voto non saranno un problema di cui preoccuparsi. La pensa così Glenn S. Gerstell, avvocato e scrittore di tecnologia americano che è stato consigliere generale della National Security Agency degli Stati Uniti dal 2015 al 2020. Gerstell però aggiunge che quattro anni fa non avrebbe detto la stessa cosa. Proprio l’esperienza del 2016 alla National Security Agency durante le presidenziali gli aveva mostrato che la Russia aveva cercato di sia influenzare la politica interna americana sia di sondare la sicurezza del sistema elettorale locale americano. Il consigliere continua l’analisi passando alle elezioni di metà mandato del 2018: L’NSA e lo U.S. Cyber Command erano meglio preparati alla sfida. Il Federal Bureau of Investigation, il Department of Homeland Security e l’intelligence avevano lavorato per condividere la responsabilità di garantire la sicurezza delle elezioni, suggerendo ai social media i cybercriminali senza però rivelare informazioni classificate. Questo lavoro avrebbe permesso al Governo Usa di arrivare nel 2020 a poter gestire gli attacchi.
La gestione delle elezioni è fortemente decentralizzata. Le elezioni negli Stati Uniti sono ammistrate a livello locale da migliaia di sistemi diversi e non da un unico grande meccanismo nazionale. Inoltre, le agenzie federali, come appunto il Department of Homeland Security, il Federal Bureau of Investigations, DHS e FBI garantiscono agli stati assistenza e indagini nella materia della sicurezza del voto.
Un primo grande ostacolo, a detta dell’analista, è la quantità dei seggi elettorali – 85mila – e la varietà della tecnologia utilizzata. Ciò renderebbe praticamente impossibile un attacco su vasta scala. I singoli stati hanno migliorato e reso più avanzati gli strumenti elettorali, adottando nuove procedure. Ciò non vuol dire che non ci saranno rischi, perché ci saranno, ma significa che non ci saranno conseguenze rilevanti a livello nazionale nè per un partito nè per l’altro. Un elemento che rende vulnerabili queste elezioni a qualche tipo di problema è il ricorso al voto per posta. Tanti cittadini americani (la maggioranza a dirla tutta), per la prima volta, non hanno votato di persona il giorno delle elezioni per ragioni legate alle misure contro la pandemia. Ciò comporta che un risultato definitivo e certo sul voto non potrà che arrivare nei giorni succesivi al 3 novembre. Non c’è tuttavia ragione di credere, spiega Glenn S. Gerstell, che le piccole frodi a livello locale possano determinare un illecito su vasta scala a livello nazionale. Anche perché il voto per posta è stato per decenni un metodo adottato da molti stati e dall’esercito e si è rivelato sufficientemente sicuro.
Anche David Levine, membro dell’Alliance for Securing Democracy, ritiene che il sistema di voto statunitense sia resistente agli attacchi e principalmente per la vastità del meccanismo. Anche Levine spiega che le autorità che sovrintendono il voto hanno intrapreso una serie di precauzioni per garantire che il sistema non risenta di cyber-attacchi, malfunzionamenti e altri tipi di problemi, elettronici e non. Ci sono, secondo Levine, due importanti fattori da tenere in considerazione. Il primo è che gli elettori hanno a disposizione uno strumento di tracciamento che permette di loro di verificare quando la votazione è andata a buon fine. Il secondo è che nella fase post-elettorale c’è un meccanismo di verifica che è a disposizione dei media e del pubblico.
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
La crisi della democrazia negli Stati Uniti
14 Lug 2024
Che America è quella che andrà al voto il 5 novembre 2024 per eleggere il suo presidente? Chi vincerà lo scontro tra…
Il mondo al voto. Il futuro tra democrazie e dittature
18 Gen 2024
Il 2024 è il grande anno delle elezioni politiche nel mondo. Dopo Taiwan la Russia, l’India, il Regno Unito, l’Unione…
Chi è stato Henry Kissinger
1 Dic 2023
Con la scomparsa di Henry Kissinger se ne va forse l'ultimo frutto della Germania di Weimar, arrivato negli Stati Uniti…
La geopolitica del cibo
14 Set 2023
Dall’8 settembre esce in tutte le librerie “Il grande banchetto. La geopolitica del cibo, il futuro…