La funzione principale del Vicepresidente è garantire un alto livello di assistenza e contribuire al successo della Presidenza. Ma non è stato sempre così. Con il prezioso aiuto del professor Joel Goldstein della St. Louis University School of Law, uno studioso della Vicepresidenza, per Babilon ripercorriamo la storia dell’incarico e della sua evoluzione.
Oltre al ruolo costituzionale riconosciuto al Vicepresidente, ovvero primo nella linea di successione al Presidente, la Vicepresidenza è diventata nel corso del tempo una parte importante della Presidenza stessa. Questo cambiamento è un esempio di come si evolve la vita pubblica degli Stati Uniti e di conseguenza di come si evolvono le istituzioni. Il ruolo del Vicepresidente all’interno del Senato è molto limitato. Le regole non gli consentono di fare altro se non presiedere alle sedute più cerimoniali e intervenire per risolvere un pareggio nel voto. Il Vicepresidente inoltre non può prendere la parola se non dietro autorizzazione del Senato e non può partecipare ai dibattiti. La carica era stata pensata per aiutare il Presidente non per sostituirlo in caso di morte. Tuttavia, il 20% dei Presidenti, o 9 di loro, sono Vicepresidenti subentrati.
La campagna elettorale del 2020 segna la prima in cui una donna in corsa per la Vicepresidenza ha buone possibilità di entrare in carica. Nei due casi precedenti, ovvero nel 1984, quando l’ex Vicepresidente Mondale scelse Ferraro, e nel 2008, quando il Senatore McCain scelse la Governatrice Palin, le donne candidate a questo ruolo erano molto indietro nei sondaggi. Se si guarda indietro agli anni Sessanta o Settanta, le donne nelle istituzioni erano molte di meno. Infatti, quando nel 1984 l’ex Vicepresidente Mondale scelse Ferraro, non c’era neanche una donna tra i Democratici al Senato e solo una donna del Partito Democratico era Governatrice di uno Stato, ovvero Collins in Kentucky. C’era solo un giudice donna alla Corte Suprema, da poco nominata dal Partito Repubblicano. E poche donne hanno fatto parte del gabinetto del Presidente Carter. Storicamente, le donne erano escluse dall’avere alcuni incarichi di rilievo, ma le cose, come dimostra il caso Kamala Harris, stanno cambiando. Oggi ci sono 26 donne al Senato, 17 Democratiche e 9 Repubblicane, quasi il 25% dei membri del Camera sono donne e molte sono a capo dei singoli Stati.
Secondo la Costituzione, i requisiti per diventare Vicepresidente sono gli stessi richiesti al Presidente, ovvero avere almeno 35 anni, essere nato negli Stati Uniti e aver vissuto per almeno 14 anni negli Stati Uniti. Il 22esimo emendamento, o anche regola dei due mandati, stabilisce che chi è stato Presidente per più di 6 anni ed è stato eletto due volte, non può correre nuovamente per la Presidenza.
Per la maggior parte del XIX secolo e per la prima metà del XX secolo, il ruolo del Vicepresidente è stato più che altro legislativo. Ovvero, si agiva di più in Senato che alla Casa Bianca. Durante questo periodo, i Vicepresidenti erano scelti dai leader del partito, il Presidente o il candidato alla Presidenza non aveva gran voce in capitolo. Come conseguenza, le due figure spesso non erano compatibili, né come personalità né dal punto di vista politico. Naturalmente, un forte legame di lealtà li legava ma erano distanti dal punto di vista ideologico. Per gran parte del periodo considerato, i Vicepresidenti erano figure quasi anonime. Molti di loro non erano neanche in buone condizioni di salute al momento della nomina. Dal 1812, quando era Presidente James Madison, al 1912, quando era Presidente William Howard Taft, sette dei Vicepresidenti morirono in carica. E in quattro occasioni nel XIX secolo i Vicepresidenti sono subentrati alla Presidenza senza però candidarsi successivamente per conto loro. Fino all’inizio degli anni Cinquanta, la Vicepresidenza era una sorta di vicolo cieco. Molto però è cambiato a partire dalla Vicepresidenza Nixon, nel 1953. Quindi dalla seconda metà del XX secolo, la Vicepresidenza si è trasformata da carica legislativa a esecutiva. Nixon è stato il primo Vicepresidente a dedicare gran parte del suo tempo a svolgere gli incarichi che gli venivano assegnati dal Presidente Eisenhower.
Il motivo di tale cambiamento dipese da fattori come la Seconda Guerra Mondiale e il New Deal, ed era dovuto all’esigenza degli Stati Uniti, nell’era dell’atomica, di competere con l’influenza dell’Unione Sovietica in tutto il mondo. Quindi, da Nixon in poi, il Vicepresidente divenne un consigliere occasionale del Presidente che prendeva parte alle riunioni sulla sicurezza nazionale alla Casa Bianca. Eisenhower iniziò a servirsi di Nixon come suo emissario all’estero, talvolta anche per viaggi lunghi.
Ma il vero e significativo cambiamento ci fu con Jimmy Carter, quando il Vicepresidente Mondale divenne parte del team del capo della Casa Bianca. Il Vicepresidente divenne un consigliere di alto livello del Presidente, un suo mediatore, e si assunse incarichi che richiedevano di essere svolti da una figura di alto livello. A testimonianza di tale sviluppo, l’ufficio del Vicepresidente venne spostato all’Ala Ovest della Casa Bianca, così era più semplice per lui arrivare al Presidente. In questi anni il numero due degli USA acquistò sempre più importanza, iniziò a incontrare il Presidente una volta a settimana privatamente o anche una volta al giorno e ad avere accesso ai suoi appunti. Tra il 1977 1981, il Vice era ormai un consigliere del Presidente a tutto campo. Mondale, ad esempio, svolse missioni diplomatiche di grande rilievo, tra cui l’incontro con il leader sudafricano Vorster nel 1977, quando Washington portò il messaggio che non avrebbe accettato apartheid.
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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