“Straight Voice” (Voce diretta) è lo scatto che ha vinto il prestigioso concorso fotografico World Press Photo of the Year per l’anno 2020. La foto ritrae un ragazzo che recita una poesia durante una manifestazione contro il governo a Khartum, in Sudan, illuminato soltanto dalla luce dei cellulari. Attorno al ragazzo, una folla che batte le mani. Il World Press Photo of The Year è il riconoscimento più importante del concorso di fotogiornalismo organizzato dalla fondazione olandese sin dal 1955.
A scattare la foto che ha vinto il premio è stato il giapponese Yasuyoshi Chiba, che lavora per l’agenzia AFP come capo del team di fotografi per l’Africa Orientale e l’oceano Indiano. Yasuyoshi Chiba ha studiato fotografia a Tokyo e ora vive a Nairobi .Dopo gli studi al Musashino Art University di Tokyo, Chiba aveva iniziato a lavorare per il quotidiano giapponese Asahi Shimbun. Dopo essere diventato un freelance, nel 2007 Chiba è andato a vivere in in Kenya per poi iniziare a lavorare per AFP in Brasile dal 2011.
«Questa foto coglie l’unico momento di protesta pacifica cui ho assistito quando ero lì. Ho percepito una solidarietà pervicace come quella di braci ardenti pronte a divampare di nuovo», ha dichiarato. Lekgetho Makola, il presidente della giuria che assegna il premio, ha spiegato: «Soprattutto in un tempo in cui c’è molta violenza e molti conflitti, è importante un’immagine che possa ispirare le persone. E qui vediamo questo giovane, che non sta sparando, non lancia sassi, ma recita una poesia. Esprime un senso profondo di speranza».
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Chiba ha detto che l’immagine è del 19 giugno 2019, quando durante le manifestazioni si era verificato un blackout. Il ragazzo ha iniziato a recitare una poesia e intorno a lui le persone hanno preso gli smartphone per illuminarlo. Nelle settimane precedenti le prime manifestazioni di gioia che avevano portato alla destituzione del presidente Omar Al Bashir in Sudan, un golpe “dolce”, erano state seguite da altre proteste. Migliaia di manifestanti stavano protestando contro i militari per chiedere il passaggio dei poteri a un governo civile da parte di quello militare che era stato instaurato con l’allontanamento di Al Bashir. Il popolo stava manifestando perché fosse instaurato nel paese africano un sistema politico inclusivo e rappresentativo. A maggio in Sudan c’era stato un accordo tra generali e opposizione. Dopo lunghe trattative, militari e civili avevano trovato un’intesa che prevedeva un periodo di transizione di tre anni e la creazione di organi condivisi deputati alla gestione temporanea del potere. Al termine del periodo di transizione, secondo l’accordo, la gestione del Paese sarebbe passata ai civili. Nel corso delle settimane successive, però, i militari avevano preso tempo alimentando i dubbi della popolazione, che era tornata a manifestare, e decine di persone erano state uccise. Ad agosto 2019 civili e militari hanno poi trovato un accordo per la formazione di un nuovo governo di transizione che governerà il paese fino alle nuove elezioni previste nel 2022.
Redazione
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