Il 30 luglio in Zimbabwe si sono aperte le urne per l’elezione del Presidente e dei membri delle due Camere. Si è trattato di un appuntamento di portata storica per la Repubblica dello Zimbabwe, per via dell’assenza di Robert Mugabe, destituito militarmente lo scorso 21 novembre 2017, dopo 37 anni al potere. Si presentavano a questa tornata elettorale complessivamente 23 candidati, di cui 19 uomini e 4 donne. I principali candidati sono il Presidente in carica Emmerson Mnangagwa, leader del partito di governo ZANU-PF, Nelson Chamisa, presidente del Movement for Democratic Change – Tsvangirai (MDC-T) e leader del blocco d’opposizione MDC Alliance, Elton Steers Mangoma in rappresentanza della Coalition of Democrats (CODE), Joice Teurai Ropa Mujuru del National People’s Party (NPP) e Thokozani Khuphe, a capo della fazione separatista anti-Chamisa del MDC-T. I favoriti per la vittoria sono Mnangagwa e Chamisa, dati dagli ultimi sondaggi pre-elettorali rispettivamente al 42% e al 35% dei consensi. Il sostegno per Mnangagwa viene dall’esercito, dall’amministrazione pubblica, dai media e dalle ampie aree rurali. Le popolazioni urbane supportano l’appena quarantenne Chamisa, a favore del quale giocherà il fattore età, particolarmente significativo tra l’elettorato zimbabwiano, con il 60% degli aventi diritto di età compresa tra 18 e 40 anni. Se al primo turno nessun candidato otterrà la maggioranza assoluta dei voti, l’esito finale dipenderà del ballottaggio dell’8 settembre.

Emmerson Mnangagwa

ELEZIONI LIBERE E IMPARZIALI

Nelle settimane scorse ci si è chiesti se in Zimbabwe sarebbe state elezioni pacifiche, libere e imparziali. Avvenimenti contrastanti avevano definito il clima pre-elettorale. L’attentato alla vita del presidente Mnangagwa lo scorso 23 giugno al termine del comizio elettorale ZANU-PF tenutosi al White City Stadium di Bulawayo, storica roccaforte MDC, mostra come la violenza politica sia ancora al centro della scena pubblica zimbabwiana, nonostante la fine dell’era Mugabe.  Rispetto alle elezioni del 2008 e del 2013, segnate dall’uccisione di centinaia di attivisti MDC e da brogli, i comizi dei rappresentanti delle opposizioni non sono stati oggetto di limitazioni e repressioni governative. Tuttavia, negli ultimi mesi si sono ripetuti fenomeni di violenza inter-partitica sia tra gli attivisti MDC-T pro-Chamisa e pro-Khuphe, sia tra i membri ZANU-PF del gruppo Lacoste, dalla parte di Mnangagwa, e del gruppo 40 o Generation 40, guidati dall’ex first lady Grace Mugabe. A dispetto di ciò, lo scorso 26 giugno, tutti i partiti politici hanno firmato, sotto l’egida della National Peace and Reconciliation Commission (NPRC), un documento che rappresenta un ‟impegno di paceˮ. La presenza a lungo termine dell’European Union Election Observation Mission (EU EOM)e della IRI-NDI joint Zimbabwe International Electoral Observation Mission, a distanza di 14 anni dall’ultima volta, rassicura in vista di uno spoglio trasparente. Preoccupa invece la pressione psicologica esercitata sugli aventi diritto al voto dalla presenza capillare delle forze armate pro-ZANU-PF nelle aree rurali. Per giorni si sono segnalate manifestazioni dei sostenitori del MDC che denunciano la parzialità della Zimbabwe Electoral Commission (ZEC) e la scarsa attendibilità dei dati anagrafici dei registri elettorali appena resi pubblici.

NUOVO ORDINE ECONOMICO E RIPOSIZIONAMENTO INTERNAZIONALE DELLO ZIMBABWE

Un risultato elettorale condiviso e trasparente è generalmente considerato la precondizione politica per la ripresa dalla profonda crisi socio-economica in cui il Paese è precipitato sin dal 2000. La prosperità del “nuovo” Zimbabwe dell’era post-Mugabe dipenderà dal suo attuale riposizionamento nello scacchiere internazionale. Lo scorso maggio il Governo ha fatto richiesta ufficiale di riammissione nel Commonwealth, abbandonato da Mugabe nel 2003, dopo la sospensione dell’anno precedente. Nel corso di una visita ufficiale in Zimbabwe nel mese di aprile, il commissario UE per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo Neven Mimica ha ribadito che l’impegno economico UE a favore dello Zimbabwe sarà condizionato dalla capacità di garantire lo svolgimento di elezioni trasparenti e inclusive. Parimenti, nel corso di un viaggio esplorativo a Harare ad aprile, i senatori USA Coons e Flake, membri del Senate Foreign Relations Committee, hanno proposto un percorso progressivo di revoca delle sanzioni economiche a condizione che si svolgano elezioni libere ed eque.

4. I RISULTATI
Nella mattina di mercoledì sono stati comunicati i risultati dela tornata. Il presidente uscente Emmerson Mnangagwa, leader del partito Zanu-PF, ha vinto e, anche se il conteggio dei voti non è ancora terminato, a lui sono già stati assegnati 109 seggi, abbastanza per controllare la maggioranza in Parlamento. Il suo diretto sfidante Chamisa ottiene 41 seggi, e 58 secondo la Commissione Elettorale sarebbero ancora da ripartire.
In collaborazione con Il Caffè Geopolitico